domenica 15 settembre 2019

SEADAS

Oggi è una di quelle domeniche in cui la pigrizia si alterna con la voglia di fare.

Mano a mano che passano gli anni si da sempre più peso alla "qualità" e in quest'ottica mi sono regalata una lista di "buoni propositi" e ogni giorno cerco di portarne a casa uno. E' molto gratificante!  Permette di  avere, ogni giorno, almeno una cosa che hai fatto perché realmente la volevi fare. Da adulti, spesso, le nostre giornate sono piene di impegni "dovuti" e si smarrisce un po' quella leggerezza d'animo regalata dalle cose che ci piace realmente fare.
Da un po' di tempo faccio la cuoca a domicilio ma, dentro, mi continuo a sentire una "non professionista" o, come si suol dire, un'amatoriale perché le due anime unite permettono di assaporare fino in fondo il piacere della cucina senza rischiare di cadere nella routine del quotidiano.
E' evidente, quindi, che nella lista dei miei buoni propositi ci siano anche le cose che voglio preparare per la prima volta e, tra queste, le SEADAS!
Le mangiai tanti anni fa durante un mio viaggio in Sardegna e le avevo archiviate come una cosa buona. Posso dire, però, di averle realmente scoperte durante un meraviglioso Week end Cagliaritano che quel Sant'uomo di mio marito mi ha regalato in occasione di un corso dell'unico e mitico Maurizio Santin.
Ok! OK! sono andata per un corso .....ma in realtà è stata una vera e propria festa! in quell'occasione ho avuto modo di rivedere persone a cui voglio bene e di conoscere meglio persone che conoscevo già "virtualmente" sui gruppi di cucina FB e che non avevo mai incontrato dal vivo.
Del corso si può solo dire che vedere lavorare Santin è un'esperienza inebriante ed unica; un grandissimissimo della Pasticceria che mantiene i piedi ben piantati in terra e che ti travolge, oltre che per le sue conoscenze, per una innegabile simpatia ed ironia.
Ma uno dei momenti clou di questa "riunione tra amici" è stata una cena a casa della mia adorata Pinella, in cui tutti i Sardi presenti hanno contribuito a loro modo; chi cucinando (il maialino di Raf non si batte! ) chi portando la sua allegria (Valentina :-))e poi....c'è chi ha portato delle seadas da friggere prese in un paesino dell'entroterra (chiedo venia non ricordo il nome) e famose nel Cagliaritano.
Maria Grazia, elegantissima e Daniela, si sono cimentate nella frittura e......SBAM! mi sono innamorata!
Sono dei dolci della tradizione , come tali, apparentemente semplici e caratterizzati dall'uso dei prodotti locali. Sono tornata con una irrefrenabile voglia di provarle ma poi....il lavoro, ricette da provare per il lavoro.....la famiglia...e siamo arrivati a settembre!
Il 2019 è stato l'anno della Sardegna nella nostra famiglia perché oltre a mio marito e me, anche nostra figlia ha trascorso in questa meravigliosa isola le sue vacanze. Torna a fine agosto e dice "ho assaggiato tutto ma mi mancano le Seadas".....e lì ho capito che era arrivato il momento!.

Quando devo provare una nuova ricetta, di solito mi metto in rete ed inizio a cercare. Se si tratta di una ricetta tradizionale, cerco anche di scoprire quale ne sia la storia perché mi sembra quasi di dover cercare di carpire l'anima della preparazione.
Intanto iniziamo da nome: SEADAS ( o anche Sebada, seada, sebatta ...) deriva da Seu che è il modo di indicare in sardo il grasso animale; quindi ecco qui già il primo ingrediente: lo strutto!Si tratta di due dischi di "pasta violata" (impasto di farina di semola e strutto) ripieni di un pecorino fresco leggermente inacidito, fritti e cosparsi poi di miele di corbezzolo.
In realtà i dolci di formaggio e miele erano noti già agli antichi romani e ai greci che in diverse opere ne narrano e questo mi riporta ai colori, ai profumi e a i paesaggi della Sardegna, terra meravigliosa per certi versi primordiale e, quindi, ben rappresentata da questo piatto.

INGREDIENTI
( per 12 seadas di 8 cm di diametro)
gr. 150  farina di semola di grano duro rimacinata
gr.  15   di strutto a temperatura ambiente
gr.   72  di acqua tiepida

Impastare molto bene il tutto sino a che il composto sia liscio ed omogeneo. Io ho iniziato ad impastare nella planetaria con la foglia, quando ho ottenuto un composto sbriciolato, l'ho portato sul piano di legno e lì l'ho lavorato per circa 8 minuti a mano. Almeno la prima volta consiglio di fare così per cercare di capire a tatto quale sia la consistenza finale voluta. Seguendo un insegnamento di nonna, quando impasto panetti che contengono lo strutto, mi ungo le mani di strutto aggiungendone alla bisogna.
Alla fine dovrete ottenere un composto liscio ed omogeneo che metterete a riposare, per 30 minuti ,in frigo coperto con la pellicola.
Nel frattempo, preparate il composto.

RIPIENO
gr.  150 primo sale di almeno 3 giorni
zeste di limone (circa metà)
una manciata di semola (alla bisogna)

La ricetta tradizionale parla di un pecorino non salato, lasciato inacidire leggermente con 2 o 3 giorni di permanenza fuori dal frigo, coperto con un canovaccio. Io, con una temperatura di almeno 32°, ho evitato di tenerlo fuori ed ho utilizzato un primo sale di 4 giorni ben sgocciolato. La differenza con il pecorino sardo.....ovviamente c'è, ma il prodotto è risultato egualmente gustoso per cui mi sembra una valida alternativa!
Sconsiglio di utilizzare pecorini salati perché, a mio avviso, comprometterebbero l'equilibrio della preparazione.

Tagliate il formaggio a pezzettini e fatelo squagliare in una padella antiaderente con l'aggiunta delle zeste di limone e di un piccolo pizzico di semola che serve a dare una certa struttura.

Ho trasferito il composto sulla carta forno e quando si è leggermente intiepidito, ho formato delle palline regolari che ho leggermente schiacciato e di un diametro inferiore a quello del tagliapasta che avrei utilizzato per la pasta.

Le seadas che ho mangiato io erano abbastanza grandi, ma per questa prima prova casalinga io ho utilizzato un tagliapasta da 8 cm di diametro.

Trascorsa la mezzora, stendere la pasta, copparla e adagiare il formaggio su un cerchio che poi andrete a coprire con l'altro. In questa fase bisogna fare attenzione a due cose:
1) che non ci sia aria all'interno della seadas altrimenti in frittura tenderà a gonfiarsi
2) che i lembi siano ben chiusi.

FRITTURA,
la tradizione parla di frittura direttamente nello strutto ma io ho preferito un più banale olio di semi di arachide portato a 165° per evitare che si colorisca troppo.

L'accortezza che si deve avere in fase di cottura è che la seadas non va mai girata. Cuocendosi solo da un lato, la parte centrale in superficie, dovrà essere irrorata di olio bollente, aiutandosi con un cucchiaio.
Quando la seadas sarà di un colore biondo e si saranno formate delle bolle in superficie...è pronta ad essere servita irrorata di miele di corbezzolo e, se si vuole, di una leggerissima spolverata di zucchero a velo.

Che dire......BUON APPETITOOOOOOOOO!